Andrea Zanni

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Andrea Zanni

Tre inviti alla lettura a tema morte selezionati da Andrea Zanni.

 

da Guerra e Pace / Lev Tolstoj 1867

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In una delle citazioni più famose di tutti i tempi, presa da "Guerra e pace", Tolstoj riesce a raccontare, in un solo tratto - con ironia ma anche con delicatissima poesia - l'assurdità della guerra, dei sentimenti di violenta esaltazione che essa suscita, che si trasformano velocemente in sangue e terra. Il protagonista è il principe Andrej Bolkonskij, pieno di sogni di gloria negli attimi prima della battaglia di Austerlitz contro le truppe napoleoniche, che viene ferito mortalmente.


«Ecco, questo è il mio momento!» pensava, mentre impugnava l'asta della bandiera e ascoltava esaltato il sibilo delle pallottole dirette contro di lui. Caddero alcuni soldati. «Urrà!» si mise a gridare il principe Andrej, reggendo a fatica fra le mani la pesante bandiera, e corse in avanti con l'assoluta certezza che tutto il battaglione gli sarebbe corso dietro».

...

«Ma il principe Andrej non poté vedere come andò a finire la cosa. Fu come se uno dei soldati lì vicini, o almeno così gli parve, lo colpisse a tutta forza sul capo con un robusto randello. Una cosa abbastanza dolorosa, ma soprattutto spiacevole, perché quel dolore lo distrasse impedendogli di vedere quello che stava guardando.
«Che cos'è? Sto cadendo? Le mie gambe si piegano...» pensò; e cadde supino.

Spalancò gli occhi per cercar di vedere come si fosse conclusa la lotta dei francesi con gli artiglieri, e sapere se l’artigliere dai capelli rossi era stato ucciso o no, e se i cannoni erano stati catturati o messi in salvo. Ma non vide nulla.
Sopra di lui non c’era più nulla, se non il cielo: un cielo alto, non limpido, tuttavia di un’altezza incommensurabile, con grigie nuvole che vi fluttuavano silenziose. ‘Che silenzio, che calma, che solennità!’, pensò il principe Andrej… ‘Come mai prima non lo vedevo questo cielo sublime? E come sono felice d’averlo finalmente conosciuto. Sì! Tutto è vano, tutto è inganno al di fuori di questo cielo infinito. Nulla, nulla esiste all’infuori di esso. Ma neppure esso esiste, non esiste nulla tranne il silenzio, tranne la quiete».

 

 

da L'eternità viene dagli astri / Auguste Blanqui 1871

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Auguste Blanqui, «l’eterno cospiratore» dei moti comunardi di Parigi, trascorse metà della sua vita in carcere. Recluso nel remoto Fort du Taureau, in Bretagna, unico prigioniero di una prigione dove non poteva neanche avvicinarsi alla finestrella per vedere il mare, solo e isolato da tutto, nel 1871 scrisse un testo fondamentale. Assurdo quanto denso, visionario quanto logico, che ispirò Nietzsche e Borges, e anticipò di decenni l'eterno ritorno e di un secolo le nostre visioni del multiverso. "L'eternità viene dagli astri" è un trattato di «astronomia metafisica», uno scritto insieme scientifico, poetico e filosofico, con alla base un’ipotesi vertiginosa: «Ogni astro, qualunque esso sia, esiste dunque in numero infinito nel tempo e nello spazio, non soltanto sotto uno dei suoi aspetti, ma quale si trova in ognuno degli istanti della sua vita, dalla nascita sino alla morte».


«Quando un orologio non funziona bene, lo si regola. Quando si guasta, lo si aggiusta. Quando è vecchio, lo si rimpiazza. Ma i corpi celesti, chi li ripara o li rinnova? Quei globi di fuoco, splendidi rappresentanti della materia, godono del privilegio della perennità? No, la materia è eterna solo nei suoi elementi e nel suo insieme. Tutte le sue forme, umili o sublimi, sono transitorie e periture. Gli astri nascono, brillano, si spengono, e sopravvivendo forse migliaia di secoli al loro splendore svanito abbandonano alle leggi della gravitazione nient’altro che tombe vaganti. Quanti miliardi di questi gelidi cadaveri si trascinano così nella notte dello spazio, aspettando l’ora della distruzione, che nello stesso tempo sarà quella della resurrezione! I trapassati della materia, infatti, ritornano tutti in vita, quale che sia la loro condizione.
Se la notte del sepolcro è lunga per gli astri estinti, arriva il momento in cui le loro fiamme si riaccendono come il fulmine. Sulla superficie dei pianeti, sotto i raggi solari, la forma che muore si disgrega presto, per restituire i suoi elementi a una nuova forma. Le metamorfosi si succedono senza interruzione. Ma quando un sole si spegne, congelando, chi gli renderà il calore e la luce? Non può rinascere che sole, e darà la vita un po’ alla volta a miriadi di esseri diversi. E non potrà trasmetterla ai suoi figli se non con un matrimonio. Quali possono essere le nozze e i parti di questi giganti della luce? Quando, dopo milioni di secoli, uno di questi immensi turbini di stelle, nate, gravitanti, morte insieme, finisce di percorrere le regioni dello spazio che gli si aprivano davanti, alle sue frontiere s’imbatte in altri turbini spenti, che gli vengono incontro. Una mischia furiosa s’ingaggia nel corso di innumerevoli anni, su un campo di battaglia che si estende per miliardi di miliardi di leghe. Questa parte dell’universo ormai non è altro che una vasta atmosfera di fiamme, solcata senza posa dai fulmini delle conflagrazioni che volatilizzano istantaneamente stelle e pianeti.

 

V13 / Carrére 2023

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"V13" di Carrère è il resoconto del processo per gli attentati islamisti di Parigi il 13 novembre 2015 – attentati che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e oltre trecentocinquanta feriti. Carrère, da grande scrittore e grande giornalista, si è seduto ogni mattina per dieci mesi nell'aula del processo, annotando tutto, cercando di arrivare al cuore delle cose, al senso di quel gesto. Senza riuscirci. Fra le pagine più dure del libro, ci sono le quasi cento pagine di testimonianze delle vittime, i dettagli di chi è sopravvissuto alla carneficina.  

 

Andrea Zanni

Andrea Zanni è nato a Sassuolo nel 1984. Laureato in Matematica, fa il bibliotecario digitale a Modena. Per molto tempo attivo nei progetti wiki, è stato presidente di Wikimedia Italia. Occasionalmente scrive per «Domani» e «il Tascabile». Legge molti meno libri di quelli che compra.