Pier Lanzillotta

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Pier Lanzillotta
Senza Titolo

Pastello su carta

2020

Dimensioni / 15 x 21 cm

 

 

Pezzo Pier Alta

 

L'opera

In questi paesaggi il segno effimero delinea una natura rigogliosa, lussureggiante, senza controllo, così come i processi inconsci ed ermetici da cui è generata, incontrollati.

 

Pier Lanzillotta

La produzione artistica di Pier Lanzillotta (Modena, 1982) si caratterizza per una certa trasversalità linguistica.
Nei lavori di questo artista c’è un quid che si manifesta in modo ripetitivo e ossessivo: pare che le sue opere suggeriscano dei percorsi per identificare il materiale deposto nell’inconscio.
Nella sua produzione più recente, Lanzillotta ha portato a estreme conseguenze la componente lenticolare presente in origine nel suo lavoro. In questa evoluzione sembra aver seguito il consiglio di uno dei suoi “padri spirituali”, quel William Blake che ci suggerisce di “vedere l’universo in un granello di sabbia”. Il segno grafico dell’artista, quando lo si osserva a distanza, si caratterizza per un’apparente semplicità, mentre avvicinandosi all’opera presenta una complessità che invita all’analisi introspettiva. Il suo disegno è simile (concettualmente) al lavoro compiuto da un incisore: scavato piuttosto che tracciato, sottrae graficamente inquadrando minimi frammenti di spazio.
Lanzillotta è un artista che negli ultimi anni ha preso parte a numerosi momenti espositivi in spazi pubblici e privati organizzati in Emilia-Romagna e fuori dai confini regionali, come la Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, a Parigi nel 2009.
Nel corso degli ultimi anni di attività, e in periodi differenti, si sono interessati al suo lavoro vari critici e curatori, tra cui: Fabiola Naldi, Ilaria Dall’Olio, Gianfranco Maraniello, Alice Zannoni, Paolo Credi, Patrizia Siligardi, Simona Gavioli, Maria Letizia Tega, ma anche artisti come Andrea Chiesi e Wainer Vaccari, che hanno curato un suo intervento presso La Feltrinelli di Modena, nel 2012.
estratto da “Labirinti di segni e pensieri” di Fulvio Chimento